Chi parla solo di furbetti… fa il furbo
Già undici decreti legislativi della legge “Madia” sono stati approvati in CdM. Provvedimenti importanti e coraggiosi, da seguire con attenzione specie nell’attuazione. Peccato che alla fine si sia però parlato solo di licenziare i furbetti…
- Scritto da Carlo Mochi Sismondi
- Pubblicato in Lavoro Pubblico
Già undici decreti legislativi, che derivano dalla legge delega “Madia” di riforma della PA, sono stati approvati in via preliminare dal CdM il 21 gennaio scorso. Non ci sono ancora i testi che saranno trasmessi alle Camere e quindi rimando un esame più preciso a quando potremo consultarli (si sa che anche nelle leggi il diavolo si nasconde nei particolari!), ma già ad una prima occhiata non si può non convenire che si tratta di provvedimenti di grande rilevanza e in molti casi assai coraggiosi. Dalla riduzione a quattro delle forze di polizia al taglio drastico delle aziende partecipate; dall’albo dei dirigenti apicali della sanità, alla trasparenza by default; dall’identità e il domicilio digitale, alle corsie preferenziali per gli investimenti strategici abbiamo temi importanti e trattati con tale decisione che mi aspettavo di leggere su questi una montagna di commenti, di controproposte, anche di polemiche che tirassero in ballo ad esempio il problema degli esuberi nelle settemila partecipate da eliminare o quello della difesa dell’ambiente dopo la sparizione dei forestali. Non che di questo non si sia parlato, ma dominante su tutto è stata l’attenzione sul provvedimento, invero abbastanza marginale, che detta un’accelerazione dei tempi per le azioni disciplinari contro i cosiddetti “furbetti del cartellino”. Su questo certo non strategico tema si è espresso Renzi in conferenza stampa, su questo ha reagito Brunetta e persino la Camusso.
Credo che questa pruriginosa e quasi esclusiva attenzione alle pene (pur necessarie e doverose) per questi soggetti e questi comportamenti senz’altro biasimevoli sia pericolosa per tre ordini di motivi:
1. Questa enfasi rischia di confondere la fisiologia con la patologia: così come gli stili di vita sana sono enormemente più efficaci per salvaguardare la nostra salute rispetto a qualsiasi medicina, così non saranno certo le accelerazioni dei provvedimenti disciplinari a migliorare efficienza ed efficacia della PA. Saranno piuttosto gli “stili di management”, la corretta, intelligente e moderna gestione delle persone, che parte proprio da considerare ciascun lavoratore come una persona e continua con il riconoscimento del merito, la valorizzazione delle competenze, la formazione continua, le opportunità di crescita, gli strumenti di motivazione, partecipazione, comunicazione interna. Non ci sono furbetti dove le organizzazioni funzionano come una squadra coesa, dove sono chiari e condivisi gli obiettivi, dove i dirigenti sono coach attenti che hanno cura delle persone così come dei risultati.
2. Questo faro puntato sul furbetto che timbra e se ne va per i fatti suoi (uno su mille?) rischia di distogliere l’attenzione su cosa fanno e a che servono gli altri novecentonovantanove che dopo timbrato in ufficio ci vanno, ma che, come abbiamo detto già troppe volte, entrano spesso in posti che non servono più, sono mal distribuiti, sono poco qualificati, sono troppo vecchi, sono lasciati a se stessi senza strumenti né di formazione, né di motivazione, né tantomeno di partecipazione.
3. Mettere infine al centro della nostra attenzione il cartellino, il tornello, la presenza fisica ci fa dimenticare cheil fordismo è ormai archeologia industriale, che la PA è una grande knowledge farm e che dove si trattano informazioni e conoscenza ci deve essere la massima attenzione alla flessibilità. Rischiamo così di non vedere che tutte le aziende al mondo, tutti i posti di lavoro stanno velocemente veleggiando verso lo smart working, verso la flessibilità, verso l’orientamento al risultato piuttosto che alle ore trascorse in ufficio. Certo che quella forma di furto che è il timbro fasullo del cartellino non è “smartworking”, ma scimmiottare una fabbrica di quarant’anni fa non ci porterà lontano. Vediamo piuttosto di imitare le migliori aziende private che da lungo tempo hanno capito che quel che fa la differenza non è quanto tempo i lavoratori passano in ufficio, ma che fanno, come lo fanno, quanto ci mettono del loro in termini di entusiasmo, condivisione, creatività.
Post Scriptum rivolto a chi parlando di furbetti fa il furbo: è chiaro che io non voglio difendere chi froda, né disconoscere l’importanza della certezza e della celerità della pena. Sono questi prerequisiti indispensabili per qualsiasi organizzazione e ben venga l’averli sottolineati. Ma non cercate di prendermi in giro: se non puntiamo sull’innovazione istituzionale, organizzativa e tecnologica non saranno certo mille, duemila, tremila licenziamenti immediati che cambieranno il quadro della PA. Crederò alla vostra buona fede solo quando vedrò la stessa attenzione che avete dato ai furbetti di Sanremo dedicata anche alla formazione che non c’è (mezza giornata l’anno di media contro le 5/7 degli altri paesi europei); alla migliore collocazione dei lavoratori (mobilità attuale = meno dell’uno per mille); alla ripresa del turnover (siamo la PA più vecchia del mondo); alla scelta meritocratica della dirigenza; agli investimenti nella cultura e nelle competenze digitali.
(Articolo originale apparso su Forum PA)
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Carlo Mochi Sismondi
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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