I giganti con i piedi di argilla

Piccole considerazioni sul sindacato

Letto 4500
I giganti con i piedi di argilla

Essere Sindacalista oggi, come ieri, significa sempre e soltanto andare contro tutto e contro tutti senza se e senza ma, e chi ci guadagna in questo gioco al massacro è solo chi ai piani più alti ha potere decisionale, dove tutto è concesso e dove tutti, puntualizzando tutti, vogliono arrivare sempre e in fretta.

Mai un sindacalista, negli ultimi decenni, ha fatto qualcosa di tangibile per l'operaio in senso lato, ma ha fatto di tutto solo per la propria ambizione di comando sui propri simili.

Mai a una riunione ho sentito parlare di lavoro, ma solo di come proteggere i peggiori individui che un sindacalista, o sindacato, avrebbe il dovere di allontanare a priori. Mai ho sentito piani programmatici per portare linfa vitale alla azienda in senso pratico, solo barricate per cose inutili, come per esempio avere il sapone profumato invece che un sapone generico.

E non dico stupidaggini, è successo anche questo. Solo cavolate e basta.

Basta andare avanti brancolando nel buio, basta fare solo baccano, spartirsi i proventi delle tessere (ci mancherebbe, legalmente) e poi a tutti un in bocca al lupo.

Il lavoratore serio non ha bisogno di essere rappresentato da questi "intellettuali sparlanti" con poche idee e tanta sete di vendetta. Contro chi poi non si sa.

Mi sa proprio che l'idea del comando abbia pervaso tali persone facendole divenire ancora peggio dei peggiori datori di lavoro.

Il sindacalista dovrebbe sempre e comunque avere l'obbligo morale di andare a braccetto con la proprietà e analizzare assieme le cose che vanno bene, oppure mediare quando queste non vanno.

Ma questo è un compito arduo per chi ha solo, e ripeto, voglia di vendetta.

Abbiamo assistito durante questi anni a uno sconvolgimento tale da fare accapponare la pelle, sindacati contro altri sindacati (vedi accordo FCA di Melfi), organizzazioni sindacali fare politica (di bottega) per meglio divenire gioco forza, come dicono loro, paladini della giustizia sociale.

IL SINDACATO DEVE FARE IL SINDACATO E BASTA; oggi il compito è ancor più arduo perché esso è in mano ai soliti pochi con visioni del futuro a dir poco controverse; dobbiamo per forza raccogliere i cocci e guardare al futuro come si guarda un arcobaleno dopo la tempesta, dobbiamo avere la forza di rialzare lo sguardo e lor signori non devono più prevaricare la realtà a proprio piacimento, come hanno fatto fino ad adesso.

In questi anni il sindacato, tranne qualche eccezione di dirigenti intellettualmente onesti, ha messo al primo piano vecchie ideologie, che certo di futuro non profumano, e non avranno niente da dare se non essere ispiratrici di errori da non ripetere; ma nello stesso sindacato, come in altri settori della nostra società, prevale una tale mania di onnipotenza da fermare anche la più piccola azione di ristrutturazione.

Tutti vogliono fare gli arbitri, ma a questo punto mi viene da pensare dove stanno i giocatori? a quale piano sono stati collocati?

La maggior parte di essi si sono fatti ammaestrare da chi ora (anche in tempi non sospetti) urla più forte senza poi avere un briciolo di iniziativa lavorativa pratica, solo parole complicate che alcuni dei miei colleghi operai, e ce ne sono tanti, capiscono a mala pena, solo anatemi contro questo e contro quello, solo polveroni per dare poi piccoli contentini di poca sostanza che non fanno bene a nessuno.

Per questo la riforma del lavoro doveva essere pensata e proposta dai sindacati, perché questo è il loro compito, l’interesse dei lavoratori e non arrivare a cose già fatte dal governo di turno, ma sappiamo tutti che essere pensanti pesa, ed è difficile, e che la poltrona fa gola a troppi e troppe volte ne abbiamo visto le conseguenze.

Comunque sia, ogni popolo ha il sindacato che si merita, e io sono il primo ad affermarlo.

Meno male che il declino di certi dirigenti piano piano è iniziato, ma sarà dura ancora per un po’ tenergli testa.

Forza e coraggio.

025 Dati social all'8 febbraio 2016


Letto 4500

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Mauro Bardotti

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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