La lotta della musica contro il monopolio SIAE
A Palazzo Chigi il dietro-front di Franceschini non è piaciuto, perché regala argomenti contro il governo tanto ai liberalizzatori che ai 5Stelle, cui guarda la vasta platea scontenta dei piccoli musicisti e degli esercenti
- Scritto da Massimo Micucci
- Pubblicato in Musica
Non si muove foglia che Sugar non voglia. Il presidente della SIAE rivendica brutalmente il monopolio assoluto sulla gestione dei soldi dei diritti. Garantito secondo lui dall’appoggio del ministro Franceschini, ha rilasciato al Messaggero un’intervista in cui attacca in modo arrogante e vagamente minaccioso i concorrenti, minacciando gli autori come Fedez e D’Alessio di lasciarli a secco.
Se ci fosse un’antitrust funzionante, quella intervista dimostra come stanno le cose nell’industria della musica. Niente concorrenza, niente efficienza e costi ingiustificabili per la raccolta ed il funzionamento.
Pur vigilata da 3 ministeri sembra che quest’industria non possa crescere se non grazie ad una libertà condizionata e ad un mercato “octroyèe” da un dominus gestito dagli autori più potenti, per giunta su base censitaria, che costa più di ogni analoga entità europea e funziona peggio.
Al momento del recepimento della direttiva Barnier, che liberalizza e regola la raccolta dei diritti, diversi parlamentari anche del PD, che l’avrebbero recepita nel giusto senso, sono stati costretti a ritirare i loro emendamenti anti-monopolio dal Ministro dei Beni Culturali.
“Noi siamo il monopolio, perché sì”. Questa la tesi di Franceschini, in contrasto con lo spirito liberalizzatore della direttiva e con gli orientamenti precedenti.
Numerosi autori si sono mobilitati perché scontenti del modo in cui lavora e paga la SIAE. Così la resistenza al monopolio del vecchio carrozzone ha preso quota con la decisione di diversi autori come Fedez e Gigi d’Alessio di passare alla Soundreef, una startup che garantisce migliori e più solleciti introiti agli autori, perché conta su minori spese rispetto al colosso para-pubblico. Ma anche perché verifiche, contratti, controlli e borderò sono totalmente online grazie alle nuove tecnologie.
Il presidente della SIAE, Sugar, nell’intervista al Messaggero ha gettato ombre e discredito, dicendosi certo che torneranno alla SIAE, perché Il Monopolio c’est moi.
300 investitori hanno scritto a Matteo Renzi, a Franceschini è stata rivolta una richiesta in musica #franceschiniripensaci. Chi volesse un confronto tra le due posizioni può leggerlo su l'Unità due interviste a confronto tra il fondatore di Soundreef, Davide D’Atri, e Sugar.
Almeno il Ministro avrà un punto di vista diverso da quello di Sugar. Un gruppo trasversale di senatori con Pietro Ichino prova ad aggiustare i cocci e a consentire che tutte le entità previste dalla direttiva abbiano accesso al mercato.
A Palazzo Chigi il dietro-front di Franceschini non è piaciuto, perché regala argomenti contro il governo tanto ai liberalizzatori che ai 5Stelle, cui guarda la vasta platea scontenta dei piccoli musicisti e degli esercenti.
Finora nessuno ha voluto aprire fronte con Franceschini. Si rischia un effetto valanga ed il 21 giugno, la giornata della musica, potrebbe diventare una giornata di lotta al monopolio in tutta Italia. Non si sa perché il governo non debba riportare alla ragione la SIAE su una scelta di liberalizzazione, solo per i capricci di un Re Sole monopolista che col mercato non vuole avere a che fare.
Articolo originale apparso su Il Rottamatore
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Massimo Micucci
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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