L’agenda “setting” di Repubblica sulla Scuola. Un gioco scoperto

Prendendo spunto da un articolo del solito Intravaia che analizza una ricerca OCSE sulla scuola pubblica smascheriamo gli intenti del giornale di usare mezze verità per screditare l’azione del governo Renzi. Calabresi ostaggio di una cultura difficile da cancellare

Letto 4325
L’agenda “setting” di Repubblica sulla Scuola. Un gioco scoperto

Non ci sono soltanto le bufale che in maniera spregiudicata grillini e fascisti lanciano sul Web, parlo di Bufale grossolane che diventano virali e quindi per tanti analfabeti di ritorno diventano verità.

Ci sono anche Bufale meno grossolane, costruite da giornali considerati seri, che servono ad irrobustire una linea editoriale scelta su un argomento particolare.

Esaminiamo insieme il caso di Repubblica quando parla di scuola.

Il giornalista esperto nella costruzione di queste bufale meno grossolane si chiama Intravaia e la sua missione, a prescindere, è dimostrare che il Governo Renzi non sta facendo nulla di buono per la Scuola italiana e che anzi sta aggravando il suo disfacimento.

E quindi nei suoi articoli sposa sempre i termini di deportazione degli insegnanti (senza spiegare che gli studenti stanno al Nord e gli insegnanti stanno al Sud), critica le modalità operative del concorsone dando la colpa al governo per le tante bocciature e non all’asinità di tanti concorrenti, e via così. Una piattaforma mediatica insomma che sposa le tesi della FLC CGIL.

La prova provata, la pistola fumante che Repubblica segue questa linea a prescindere la abbiamo, definitiva, in un articolo del 15 settembre, firmato sempre dal mitico Intravaia.

Titolo dell’articolo:

“Spesa al lumicino e record di neet: la scuola italiana secondo l'Ocse”.

Naturalmente il frame che Intravaia punta a costruire è quello di una scuola pubblica abbandonata, dove non si investe e dove ci sono insegnanti troppo anziani.

La bufala sta nel fatto che i dati che l’OCSE prende in considerazione sono dati 2014.

Intravaia è costretto a dirci, però nel corpo dell’articolo, che i numeri “mettono a nudo le politiche dei governi che si sono avvicendati dal 2008 al 2013, pronti a sforbiciare il bilancio della scuola pubblica con la cesoia in mano” quando “la spesa pubblica per l'istruzione in Italia è diminuita del 14% tra il 2008 e il 2013”.

Ma il titolo ormai si è infisso nelle sinapsi neuronali dei lettori di Repubblica.

Il giornalista la sa lunga e non dice bugie. Omette semplicemente di dire (ed è una omissione che la dice lunga sulle intenzioni di Intravaia) che il governo Renzi ha aumentato notevolmente il livello della spesa pubblica per la Scuola Italiana.

Assumere ad oggi 120.000 insegnanti (che saranno alla fine 180.000 con risorse già assegnate), il finanziamento per l’assunzione di 10.000 ATA ed il concorso previsto per i Presidi, i fondi per la formazione, i fondi aumentati per l’edilizia scolastica, tutto questo significa aver investito fondi mai investiti sulla scuola pubblica negli ultimi 20 anni.

Sempre e solo tra le pieghe dell’articolo, detto en passant, viene riportato che il rapporto OCSE segnala che “le assunzioni del 2015/2016 dell'attuale governo sono considerate come "misure significative" e potrebbero "potenzialmente cambiare la distribuzione generale dell'età in Italia sia nell'istruzione primaria che in quella secondaria".

Avevamo sperato che l’avvento di Mario Calabresi alla Direzione di Repubblica significasse una svolta rispetto alla direzione Mauro-Giannini, nel senso di una maggiore obiettività: Ci accorgiamo che non è così (altri esempi nei giorni scorsi sono stati i titoli catastrofici sul mercato del lavoro, smentiti poi dai dati ufficiali Istat o i titoli riportanti le previsioni di un taglio della spesa sanitaria che non ci sarà visto che rispetto al 2015 ci sarà un aumento degli stanziamenti).

Post scriptum

Guardate che lo studio di Manuel Castells su “Comunicazione e potere” lo abbiamo letto anche noi!!!

Letto 4325

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Enzo Puro

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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