Si dovranno abituare

Diario di una riunione con il candidato sindaco Roberto Giachetti.

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Si dovranno abituare

Alla riunione dello Staff arriviamo in tre. Umberto vuole salutare Roberto Giachetti, poi se ne andrà perché deve andare a prendere suo figlio. Patrizia farà delle foto e girerà qualche ripresa fuori, poi scapperà per andare al lavoro in Ospedale. E io parteciperò alla riunione dello Staff.

È un pomeriggio fosco, con presagi di pioggia. Il palazzo in cui si trova la sede del Comitato Giachetti, nel quartiere Prati, è uno di quei palazzi primo novecento tipici della zona, sobria e austera eleganza.

Roberto arriva puntuale, e immancabilmente in scooter. Si toglie il casco, estrae dal portapacchi un fascio di fogli e ci viene incontro sorridendo. Per la fretta, i fogli cadono e si sparpagliano sul marciapiede. Si china, li raccoglie uno ad uno e dice che la sola cosa che gli importa è di non perdersi l’ordine degli appunti per la riunione di oggi.

Dopo i saluti, una breve conversazione. Ci scambiamo opinioni sul quartiere in cui entrambi abitiamo e ci consigliamo sui supermercati di zona; Roberto spiega che gli piace cucinare e dunque che per lui è importante sapere dove trovare qualità, convenienza, assortimento.

Si parla delle sue corse. Qualcuno chiede se è proprio vero che ha partecipato alle maratone. Roberto s’illumina e ci dice di Roma, New York, Londra. Durante quella di Londra correndo si slogò una caviglia, ma volle arrivare al traguardo lo stesso. Dice che ha ancora una foto di quella sua caviglia dopo l’arrivo, gonfia così.

L’appartamento che ospita il Comitato è arredato in modo moderno e funzionale, senza alcuna ricercatezza. C’è una piccola stanza con un tavolo, telefoni, computer. Un cucinino dove fa molto freddo, con ammassate le confezioni di acqua minerale, un frigorifero.

La sala dove si svolge la riunione è ampia e divisa in due parti. Nella prima, solo poltrone e divani. Nella seconda, verso cui ci dirigiamo, c’è un grande tavolo rettangolare circondato dalle sedie.

La maggior parte delle persone dello Staff è già seduta. Mi siedo in uno dei posti liberi, ma l’impagliatura è sfondata. La cambio con quella vicina. Roberto sorride e dice di fare attenzione, perché stanno cedendo anche le altre.

Intanto dà un’occhiata all’orologio e dice a tutti che sono le 18, che la riunione si chiuderà alle 19.30 e che ci sono molte cose di cui parlare: dunque, interventi ordinati ed essenziali, per favore.

Introduce elencando le questioni che gli stanno a cuore: affittopoli (“è uno scandalo e va risolto, in fretta, subito”), gli incontri con i cittadini, certe dichiarazioni di altri personaggi politici o candidati a cui rispondere, le questioni e le modalità organizzative, il da farsi nei prossimi giorni.

Entra nel merito: nei suoi viaggi nei quartieri diversi della città, lui non va ad ascoltare i consiglieri, i presidenti di Municipio, etc. Con quelli, ci sono altre possibilità e occasioni.

Qualcuno dello Staff prova a replicare, lui alza la voce e ribadisce che lui vuole solo i cittadini. Che tutti questi viaggi, li fa per stare in mezzo alla gente, che vuole sentire cosa hanno da dire solo ed esclusivamente le persone che vivono lì, punto. Non gli esponenti di partito. Chiaro? Tutti chini e in silenzio a prendere appunti: dunque, sì, è chiaro.

Poi c’è la questione delle dichiarazioni o polemiche di altri che arrivano dai giornali, e dai comunicati Ansa: per esempio, fa notare, c’è stata la notizia di chi ha detto “Non andate a votare alle Primarie”. E noi non abbiamo risposto, ancora!

Di nuovo alza la voce e ricorda che lui passa tutta la giornata in scooter da un quartiere all’altro, e che mentre va in scooter non può leggere, ma ascoltare sì! Possono, per favore, dargli subito le notizie, e chiedere una risposta? Oppure darla loro per lui, che tanto sanno come la pensa, almeno su questioni di principio come questa?

Poi ci sono gli incontri inutili: qualcuno se l’è trovato in agenda e l’ha pure fatto. Lo cita e lo definisce. Solo una perdita di tempo, roba che non serve a niente, con persone che non vogliono costruire, ma solo disfare: no. NO! Chiaro anche questo? Silenzio, assensi, e penne che corrono veloci sui fogli.

Roberto scorre i suoi, di fogli, e termina di parlare: ce lo ricordiamo che abbiamo a che fare anche con i ragazzini, quelli dai sedici anni in su? Cosa sanno loro di tutto quel che accade, di queste primarie, eccetera? Ci vogliamo parlare, anche con loro? Vogliamo fargli capire, sapere cosa sta accadendo? Qualcuno prova a interloquire, qualcun altro accavalla la sua voce a quella del precedente, ma Roberto è inflessibile: ognuno dirà quel che pensa e che ha da dire dopo, a rotazione.

Non perdiamo tempo e andiamo avanti, alle 19.30 ce ne andiamo, ve lo siete scordato? Poi si scusa: vado a prendermi una bottiglietta d’acqua, è finita. Si alza, va nel cucinotto, torna con la bottiglietta. La stappa, beve e incita i suoi collaboratori a dire la propria.

E la riunione va avanti così: con stile pragmatico, secco, essenziale. Giachetti è sbrigativo, a tratti brusco, va per le spicce. Il suo linguaggio è schietto e colorito (a un tratto si scusa, voltandosi verso di me, per tutti questi ‘francesismi’). E può anche trattare male, sì, se la questione per lui è importante. Ma non è aggressivo: di fatto sa tacere, ascoltare, acchiappare le battute e cogliere al volo i consigli utili.

Diciamo piuttosto, che è direttivo; ma non perché ami sovrastare o sostituirsi ad altri: perché sa cosa vuole raggiungere, perché ha ben chiara la direzione. Lo osservo, e percepisco in lui, da tutto quel che dice e fa, la tempra del conduttore. Il conduttore è uno che deve aver ben chiaro la meta, ma al tempo stesso, come spiega l’etimologia della parola, avere il senso della ‘compagnia’. Condurre, è differente da ‘guidare’, che significa dirigere chi non è pratico del percorso; e anche dal ‘portare’ qualcuno da qualche parte, che allude invece a un andare assieme, tenendosi per mano. Si ‘guida’ un non vedente; si ‘porta’ a spasso un bambino. Condurre, significa ‘portare con sé, servendo da guida per gli altri’.

E’ anche il resto della riunione, a farmi apparire chiaro che Giachetti è un conduttore, e un conduttore ben temprato: perché le persone che lo attorniano e che prendono la parola dopo di lui, uno via l’altro, pur non perdendo la propria personalità e le proprie idee, si adeguano e si sono adeguate al suo passo e al suo stile. Se devono protestare, protestano su quanto può servire al viaggio comune; altrimenti aggiungono, indicano, interloquiscono.

Alle 19,30 in punto, come previsto, la riunione è sciolta. Verso la fine, ho scattato delle foto.

Mentre torno a casa, ripercorro dentro di me le immagini di questo incontro.

C’è quella di Giachetti che corre con la caviglia slogata e arriva comunque alla finale della maratona di Londra, che mi evoca, assieme alla pratica dei digiuni come forma di battaglia pacifica, la sua possibilità di assumersi ‘anima e corpo’, un compito.

C’è il suo carattere temprato, che si identifica nell’alternanza di silenzi in cui riflette e ascolta, con le prese di posizione e l’inalberarsi, indignarsi e provare compassione, ma senza cedimenti.

Mentre la riunione era ormai lì lì per finire, un suo collaboratore lo ha pregato di accettare di stampare la sua foto su volantini e manifesti. Deve essere una questione che si ripropone da tempo, perché Giachetti replica: “E ridai. Ho detto di no. Non se ne parla: non lo voglio, il mio santino.”

Per ultimo, gli hanno chiesto cosa si debba rispondere a un personaggio politico che aveva fatto una dichiarazione contro di lui. Raccogliendo i fogli, Giachetti è lapidario: “Non me ne importa un accidente. A me importa di Roma, non di lui”.

Qualcuno, scherzosamente, fa notare che mica si può uscir fuori con comunicati stampa del tipo: “A Giachetti non importa un accidente di tizio e di caio.” Giachetti si è infilato il giaccone. E quasi proseguendo ad alta voce un pensiero, guardando un punto nello spazio, ha detto: “Io dico quel che penso. E prima o poi, la gente a questo si dovrà abituare”. 

Letto 5049

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Chiara Tozzi

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Aggiornato al 31 marzo 2018

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