Governare (innovando) non è una passeggiata

Costruire una sinistra di governo non è mai stato un compito né semplice né facile

Letto 4198
Governare (innovando) non è una passeggiata

Sarebbe oggettivamente più semplice se si trattasse, come è avvenuto in altri paesi e in altre epoche, di operare una equilibrata redistribuzione dei redditi, dei diritti e delle opportunità prodotti dallo sviluppo economico; ma oggi il tema di governo è quello, più complicato, di contenere gli effetti della crisi e riattivare lo sviluppo (per di più in condizioni di sovranità economica nazionale limitata).

E sarebbe comunque soggettivamente più facile se la cultura tradizionalmente prevalente a sinistra non fosse una cultura “di opposizione”, costruita sulla astratta declamazione di (nobili) valori costituenti e sulla concreta difesa di (legittimi) interessi costituiti. Una cultura la cui inadeguatezza è testimoniata dai fallimenti politici (ed elettorali) dei governi di centrosinistra secondorepublicani.

Le elezioni regionali confermano che non sarà una passeggiata: il centrodestra si è trasformato (in peggio) ma non è morto e la deriva populistico-demagogica del grillismo è tutt’altro che esaurita; ma, soprattutto, l’incremento dell’astensionismo testimonia l’espandersi dell’area della sfiducia totale.

D’altra parte quest’ultimo fenomeno non è così sorprendente. Per un verso le difficoltà occupazionali e di reddito (e le conseguenze del definanziamento dei servizi) continuano a interessare larghi strati di popolazione per l’altro il sistema mediatico non ha certo smesso di offrire una rappresentazione deprimente della rappresentanza politica democratica come pervasa dall’incapacità se non dalla corruzione (e purtroppo è difficile negare che qualche fondamento di fatto vi sia).

L’azione di governo, da parte sua, non è che sia stata priva di errori ed approssimazioni (probabilmente con un po’ più di capacità di ascolto, si sarebbe potuto evitare di far schierare contro la riforma della scuola l’intero universo delle sigle sindacali).

In questo contesto si è collocata la scelta di una parte della nomenclatura del centrosinistra secondorepubblicano di lanciare un attacco senza precedenti alla leadership renziana e più in generale alla costruzione di una nuova sinistra di governo.

Nonostante tutto questo (e nonostante scelte deboli di candidature in Veneto e Liguria, la “spaccatura” marchigiana ed un certo logoramento gestionale in Umbria) il progetto ha tenuto alla prova territoriale ed anzi ne emerge nel medio periodo rafforzato.

I tratti fondamentali dello scenario politico rimangono inalterati: ci sono tre poli con ambizioni di governo (… cui si aggiunge a sinistra un residuo con ambizioni di opposizione) e tra di essi quello costituito dal centrosinistra continua ad essere largamente il più forte ed il più credibile per l’elettorato di equilibrio e non schierato. La nuova legge elettorale è in grado di stimolare comportamenti razionali nell’espressione delle preferenze elettorali e di attivare meccanismi nitidi nella traduzione di questi in indicazioni di governo.

Il quadro socioeconomico nazionale sembra essere in lieve, ma costante, miglioramento ed è un segnale importante che la crescita del PIL del primo trimestre risulti dovuta principalmente alla ripresa degli investimenti interni.

Il rischio più grande è che la spinta riformatrice del governo nazionale si affievolisca o venga ingabbiata da resistenze e tatticismi. Per questo è importante anche che si continui a lavorare (come nel loro piccolo stanno cercando di fare i socialisti) per costruire una “gamba innovativa” del centrosinistra, poco condizionata dalle nomenclature, dagli interessi consolidati e dalle recite dei talk show ma attenta ai rapporti con le rappresentanze sociali, i corpi intermedi, il tessuto vivo delle imprese e dei lavoratori che sorreggono l’economia italiana.

046 Dati social all'8 febbraio 2016


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Daniele Fichera

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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