Quello che i grandi direttore di giornale non raccontano

Un altro fallimento della politica in tema di legge elettorale avrebbe indebolito il Governo che, invece, ne esce rafforzato

Letto 4693
Quello che i grandi direttore di giornale non raccontano

Il Partito di Repubblica, dove sembra abbia vinto la linea Scalfari, ed il Corriere della sera, diventato il giornale dell’estrema sinistra italiana pur rimanendo in mano alla elite capitalistica di relazione italica, stanno da giorni attaccando (in pieno accordo con la fanteria leggera della Annunziata, il moderno Luigi Cavallo) su un punto e cioè sul fatto che Renzi votandosi da solo la legge elettorale si sia indebolito.

E’ ovvio che se la legge elettorale fosse stata approvata dentro il patto del Nazareno i grandi editorialisti di questi giornali ed i loro direttori, avrebbero detto la stessa cosa.

Ma se c’è un uomo politico che ha perseguito con determinazione un accordo ampio oltre la maggioranza di governo sia sulla legge elettorale sia sulle riforme costituzionali questo è stato, con il patto del Nazareno, proprio Matteo Renzi.

E tutti ricordiamo le giornalate ed i retroscena quotidiani sul contenuto effettivo del patto del Nazareno. E chi diceva che il patto non era altro che quello che si dichiarava veniva sbeffeggiato e segnalato al pubblico ludibrio.

Ma se non viene ricordato cosa è accaduto si fa solo disinformazione al servizio di una opinione preconfezionata per dimostrare la debolezza di Renzi.

E cosa è accaduto.

Semplice. L’Italicum così come è oggi è stato votato al Senato da una amplissima maggioranza compresa Forza Italia e tutta la minoranza dem eccetto Civati (personaggio ormai inessenziale).

Ed è stata votata nella versione voluta dalla minoranza dem che portò Renzi (convincendo Berlusconi) a modificare il sistema delle soglie di ingresso al Parlamento (nella prima versione altissime), il sistema della soglia sotto la quale scatta il ballottaggio, ad introdurre inoltre la parità di genere ed a trovare un compromesso eliminando le liste corte bloccate e prevedendo preferenze e capilista bloccati.

Quindi su questa ultima e definitiva versione di legge elettorale c’era stata una convergenza amplissima. Ma direttori di giornali e valenti editorialisti fanno finta di dimenticarsene.

Arrivò poi il momento della elezione del nuovo Presidente della Repubblica.

I giornali sopradetti anche qui erano pieni di indiscrezioni in cui si raccontava di accordi segreti tra Renzi e Berlusconi ed i più spiritosi chiamavano Renzi Renzusconi.

Invece accadde altro. Il segretario del PD e premier puntò secco, in accordo con tutto il suo Partito, su un nome che fece imbufalire Berlusconi il quale mise il veto su Sergio Mattarella.

Matteo Renzi rimandò al mittente quel veto e Mattarella venne eletto. Una operazione politica magistrale tutto al contrario del pastrocchio che aveva a suo tempo combinato Bersani.

Da quel momento saltò il patto del Nazareno e da Arcore giunsero grida di guerra. E quel voto favorevole all’Italicum, ben motivato dal mite Romani, si trasformò nella guerra all’Italicum capitanata alla Camera da Renato Brunetta.

La minoranza dem, invece di fare fronte comune col proprio segretario e premier, fiutò invece l’opportunità di potergli tendere un trappolone.

Sapeva che al Senato senza il patto del Nazareno il premier avrebbe potuto ballare e cominciarono una melina per chiedere modifiche, sapendo che poi al Senato tutto sarebbe stato più difficile e quindi avrebbero potuto incastrare meglio Renzi.

E così fu siglato il patto del Nazareno all’incontrario con Brunetta e Bersani uniti nella lotta. Da qui le accuse assurde di fascismo, deriva antidemocratica e tutte 'ste menate varie.

Il segretario premier aveva davanti due strade.

La prima era quella di cedere alle richieste della minoranza dem, approvare alcune modifiche e rimandare tutto nel pantano del Senato dove chi voleva impallinarlo aveva le pistole cariche.

Quella del rinvio nel tempo era stata la strategia di Letta durante il suo governo.

L’altra strada era quella poi seguita. E criticata dai grandi giornali espressione del capitalismo relazionale italiano.

Non è stato un errore imboccare questa strada.

Immaginiamo un altro fallimento della politica in tema di legge elettorale.

Gli italiani che oggi sembrano essere dormienti su questo tema sarebbero stati aizzati dai Mauro, dai De Bortoli, dalle Annunziate contro una politica che non riesce più a decidere nulla (ed in questo caso avrebbero avuto ragione).

Invece Renzi si è giocata fino in fondo la partita anche rischiando.

E secondo me, caro Ezio Mauro, ne è uscito tutt’altro che indebolito.

Se avesse rinviato ancora allora sì avrebbe perso ogni credibilità.

Oggi il paese ha una legge elettorale che non sarà perfetta ma che è una legge democratica (al di là di ciò che vanno cianciando costituzionalisti della domenica che nel nostro paese sono ormai così tanti come gli allenatori della nazionale). Una legge che consentirà la sera del voto di sapere chi governerà il paese per i prossimi 5 anni con gruppi parlamentari più omogenei di quel circo Barnum che fu per il centrosinistra l’Unione di Prodi (problema avuto in maniera minore però anche dal centrodestra).

036 Dati social all'8 febbraio 2016


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Enzo Puro

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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