Banche. Bail-in o bail-out. Il tiro al bersaglio al governo

In Italia la campagna elettorale è perenne, ed il tiro al bersaglio al governo non ha soluzione di continuità; ma l’intervento è sempre nell’interesse del Paese, dei risparmiatori, delle imprese, dei cittadini. In questo caso le opposizioni attaccano perché, populisticamente, vorrebbero salvare i risparmiatori ed i contribuenti (no all’intervento delle stato). La botte piena e la moglie ubriaca

Letto 4664
Banche. Bail-in o bail-out. Il tiro al bersaglio al governo

Bisogna dire che, indipendentemente da chi le gestisce, le banche hanno una funzione cruciale nella crescita di un Paese. La loro funzione di intermediazione delle risorse, dal risparmio all’investimento (impresa) è fondamentale.

Naturalmente la banca risente in maniera diretta dei cicli dell’economia, nel bene e nel male; 8 anni di recessione hanno prodotto, non solo in Italia, una crisi sistemica del settore in tutto il mondo. Le banche spagnole, tedesche, inglesi, giapponesi, americane, hanno avuto bisogno di iniezioni di capitale per far fronte alla crisi.  L’Italia non lo ha fatto, perché? Semplicemente perché non aveva le risorse, per via dell’enorme debito pubblico.

Da precisare ancora che le banche italiane sono banche commerciali, non banche di investimento, per cui la loro attività non è speculativa. Giusto per sgombrare un altro falso su cui si attaccano i populisti.

Otto anni di recessione hanno prodotto una enorme massa di NPL (non performing loans = crediti deteriorati, di difficile esigibilità). Insomma i debitori delle banche non sono in grado, se non in minima parte di restituire i crediti ottenuti. La colpa è della congiuntura (recessione) o del credito facile? In gran parte della congiuntura, nei casi accertati i responsabili saranno e devono essere perseguiti. E’ sempre sbagliato fare di tutta l’erba un fascio.

Veniamo ora alle due opzioni: BAIL-IN o BAIL–OUT

Nel caso del Bail-in, del dissesto della banca se ne devono fare carico i privati (creditori della banca) non sono previsti interventi da parte dello Stato.

Fatti salvi i correntisti fino ad un importo di 103.000, garantito dal sistema, tutti gli altri creditori rispondono secondo un ordine di priorità: i) gli azionisti; ii) i detentori di altri titoli di capitale, iii) gli altri creditori subordinati; iv) i creditori chirografari; v) le persone fisiche e le piccole e medie imprese titolari di depositi per l’importo eccedente i 100.000 euro.

Nel caso del Bail-out, interviene lo stato, che ricapitalizzano la banca le consente di continuare l’attività.

In tutti e due i casi, se fossero accertate delle responsabilità degli amministratori nella cattiva gestione della banca queste sarebbero perseguite secondo quanto previste dal codice civile e penale.

Nel caso del dissesto delle 4 banche (Banca Marche, Popolare Etruria, Popolare Lazio e Cassa di Ferrara) il governo ha salvato totalmente i correntisti e parzialmente gli obbligazionisti, tra l’altro con soldi provenienti dallo stesso sistema bancario e senza utilizzare un euro dei contribuenti. Per questo è stato attaccato. Bisognava salvare tutti (con soldi dello stato?). Quindi in questo caso il governo è stato accusato di aver abbandonato i risparmiatori. Pagando anche un prezzo elettorale, in quanto il populisti hanno utilizzato l’argomento in campagna elettorale.

E’ di attualità il caso del MPS; il governo sta negoziando con Bruxelles un intervento diretto o indiretto pubblico. Gli stessi populisti, Lega e M5S, attaccano dicendo che non si possono usare i soldi del contribuente per salvare le banche.

ALLORA COME? QUAL E’ LA TERZA VIA?

Il Bail-in no. Il bail-out no; un mio amico genovese avrebbe detto belin basta! Non c’è una terza via.

Da precisare ancora che le banche italiane, ed anche il MPS, sono redditive, per cui la soluzione di sgravarle di parte dei NPL (crediti deteriorati) consente di liberare capitale da destinare al finanziamento dell’attività produttiva. Per cui, una iniezione di capitale, o il portare fuori dal loro bilancio gli NPL, consentirebbe alle banche di aumentare la loro operatività e quindi redditività, consentendo a chi interviene in loro aiuto, stato o privati, di rientrare in un breve lasso di tempo del proprio capitale. L’intervento avrebbe il carattere di temporaneità. In tal modo si salverebbero i creditori delle Banche, evitando il bail-in, e si darebbe spinta all’economia con la maggiore capacita di credito che avranno le banche.

Naturalmente, in Italia la campagna elettorale è perenne, ed il tiro al bersaglio al governo non ha soluzione di continuità. Qualsiasi soluzione il governo scelga viene definita sempre come aiuto alla banche, ai banchieri, ai poteri forti. Difficile far passare la realtà, l’intervento è sempre nell’interesse del Paese, dei risparmiatori, delle imprese, dei cittadini.

Letto 4664

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Francesco Coraggio

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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